http://www.susannatamaro.it/Paginescelte/paginescelte.htm.
Tratto da “Va dove ti porta il cuore”
di Susanna Tamaro.
22 dicembre
Oggi, dopo la colazione, sono andata in salotto e ho cominciato ad
allestire il presepe al solito posto, vicino al camino. Per prima cosa ho
sistemato la carta verde, poi i pezzetti di muschio secco, le palme, la capanna
con dentro san Giuseppe e la Madonna, il bue e l'asinello e sparsa intorno la
folla dei pastori, le donne con le oche, i suonatori, i maiali, i pescatori, i
galli e le galline, le pecore e i caproni. Con il nastro adesivo, sopra il
paesaggio, ho sistemato la carta blu del cielo; la stella cometa l'ho messa nella tasca destra della vestaglia, in quella
sinistra i Re Magi; poi sono andata dall'altro lato della stanza e ho appeso la
stella sulla credenza; sotto, un po' distante, ho disposto la fila dei Re e dei
cammelli.
Ti ricordi? Quand'eri piccola, con il furore di coerenza che contraddistingue i
bambini, non sopportavi che la stella e i tre Re stessero fin dall'inizio
vicino al presepe. Dovevano stare lontano e avanzare piano piano,
la stella un po' avanti e i tre Re subito dietro. Allo stesso modo non
sopportavi che Gesù Bambino stesse prima del tempo
nella greppia e così dal cielo lo facevamo planare nella stalla alla mezzanotte
in punto del ventiquattro. Mentre sistemavo le pecore sul loro tappetino verde
mi è tornata in mente un'altra cosa che amavi fare con il presepe, un gioco che
avevi inventato tu e non ti stufavi mai di ripetere. Per farlo, all'inizio,
credo che tu ti sia ispirata alla Pasqua. Per Pasqua, infatti, avevo
l'abitudine di nasconderti le uova colorate nel giardino. Per Natale invece
delle uova tu nascondevi le pecorelle, quando io non vedevo ne prendevi una dal
gregge e la mettevi nei luoghi più impensati, poi mi raggiungevi dov'ero e
cominciavi a belare con voce disperata. Allora iniziava la ricerca, lasciavo
ciò che stavo facendo e con te dietro che ridevi e belavi giravo per la casa
dicendo: "Dove sei pecorella smarrita? Fatti trovare che ti porto in
salvo".
E adesso, pecorella, dove sei? Sei laggiù adesso mentre scrivo, tra i coyote e
i cactus; quando starai leggendo con ogni probabilità
sarai qui e le mie cose saranno già in soffitta. Le mie parole ti avranno
portato in salvo? Non ho questa presunzione, forse soltanto ti avranno
irritata, avranno confermato l'idea già pessima che avevi di me prima di
partire. Forse potrai capirmi soltanto quando sarai più grande, potrai capirmi
se avrai compiuto quel percorso misterioso che dall'intransigenza conduce alla
pietà.
Pietà, bada bene, non pena. Se proverai pena, scenderò come quegli spiritelli
malefici e ti farò un mucchio di dispetti. Farò la stessa cosa se, invece di
umile, sarai modesta, se ti ubriacherai di chiacchiere vuote invece di stare
zitta.
Esploderanno lampadine, i piatti voleranno giù dalle mensole, le mutande
finiranno sul lampadario, dall'alba a notte fonda non ti lascerò in pace un
solo istante.
Invece non è vero, non farò niente. Se da qualche parte sarò, se avrò modo di
vederti, sarò soltanto triste come sono triste tutte le volte che vedo una vita
buttata via, una vita in cui il cammino dell'amore non è riuscito a compiersi.
Abbi cura di te. Ogni volta in cui, crescendo, avrai voglia di cambiare le cose
sbagliate in cose giuste, ricordati che la prima rivoluzione da fare è quella
dentro se stessi, la prima e la più importante. Lottare per un'idea senza avere
un'idea di sé è una delle cose più pericolose che si possano fare.
Ogni volta che ti sentirai smarrita, confusa, pensa agli alberi, ricordati del
loro modo di crescere. Ricordati che un albero con molta chioma e poche radici
viene sradicato al primo colpo di vento, mentre in un albero con molte radici e
poca chioma la linfa scorre a stento. Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo
così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai
coprirti di fiori e di frutti.
E quando poi davanti a te si apriranno tante strade e non saprai quale
prendere, non imboccarne una a caso, ma siediti e aspetta. Respira con la
profondità fiduciosa con cui hai respirato il giorno in cui sei venuta al
mondo, senza farti distrarre da nulla, aspetta e aspetta ancora. Stai ferma, in
silenzio, e ascolta il tuo cuore. Quando poi ti parla, alzati e va' dove lui ti
porta. (pagg. 191-193)