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Autore: Annalies Marie Frank (detta Anna Frank)

Titolo originale: Het actherhuis: «il retrocasa»

Titolo: Il diario di Anna Frank

Città: Torino

Casa editrice: Einaudi

Anno di pubblicazione: 1992 (prima edizione nel 1947)

 

 

 

Trama

Così inizia il diario di Anna Frank il 12 giugno 1942. È il giorno del suo tredicesimo compleanno e il diario è un regalo, che lei chiama Kitty, perché non ha una vera amica e ha l’esigenza di confidare i suoi pensieri a qualcuno che l’ascolti. La famiglia, ebrea, è costretta ad emigrare dalla Germania fino in Olanda, ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni scatenate dalle leggi razziali di Hitler.

Dopo l’invasione tedesca dell’Olanda, Otto Frank, il padre, prende in seria considerazione l’opportunità di nascondersi. Il 6 luglio 1942 la famiglia Frank, composta da quattro persone, e la famiglia Van Daan, di tre persone, si chiudono nell’alloggio segreto (vedi figg 1 e 2), situato all’interno della casa dove Otto Frank aveva l’ufficio. Nei due anni seguenti nessuno di loro uscirà più all’aria aperta. All’alloggio segreto si può accedere attraverso un armadio girevole, insospettabile. Ai sette abitanti dell’alloggio, cioè Anna, Otto Frank, detto affettuosamente Pim, la mamma, la sorella Margot, tre anni più grande di Anna, il signor Van Daan, la signora Van Daan e il loro figlio Peter di quindici anni, si aggiungerà il dentista Dussel, ottavo ospite. Gli otto "segregati" sono aiutati da altre quattro persone non ebree, indispensabili in quanto sono loro che portano da mangiare, i libri e altro, sono loro che proteggono i fuggiaschi utilizzando l’ufficio di Otto Frank. Lungo il corso di questa clausura, che per Anna inizialmente è come una vacanza, litigheranno molto, tremeranno ai bombardamenti, trasaliranno a ogni minimo rumore, avranno momenti di speranza alternati a momenti di tristezza. Anna è molto intelligente, sembra già adulta, è costretta ad abbandonare la scuola, gli amici, il vivere "agiato", a sacrificare la sua gioventù fra gli stenti e la paura. Ma Anna possiede quell’ironia e quella semplicità che le permetteranno di sostenere i duri momenti che l’attendono con una serenità maggiore rispetto ai personaggi adulti. Ella attraverserà tre diverse fasi: la prima, dove è ancora immatura e spontanea, se la prende a ogni rimprovero, mostra addirittura odio nei confronti della mamma e insofferenza nei confronti della petulante signora Van Daan e dello scorbutico dentista con il quale condivide la stanza; la seconda, dove decide di mostrarsi amabile e arrendevole, richiudendosi su se stessa; la terza, dove matura, vive un vero e proprio idillio amoroso con Peter, incontra la fiducia e la voglia di vivere semplicemente guardando il cielo sereno.

Il 1° agosto 1944 è la data dell’ultima pagina del diario di Anna dove lei è combattuta fra le due sue metà: una esuberante, allegra, con la tendenza a prendere tutto alla leggera e l’altra più bella, più pura, più profonda, più sensibile, che lei ha mostrato solo a Kitty. Il diario di Anna si conclude qui, ma la sua vita e quella degli altri no. Vengono scoperti dalla Gestapo il 4 agosto e vengono deportati in vari campi di concentramento tra cui Auschwitz. Anna muore nel marzo ’45, di tifo, nel campo di concentramento di Bergen Belsen, circa tre settimane prima dell’arrivo delle truppe inglesi.

Stile:

Essendo un diario, il libro è incentrato sulla personalità di un solo personaggio. Anna Frank un’adolescente che vive una traumatica esperienza di clausura e di terrore proprio negli anni che dovrebbero essere i più importanti dell’esistenza e che per lei saranno gli ultimi. A tredici anni Anna conosce e parla con estrema naturalezza il linguaggio dei perseguitati: sa che lei e i suoi devono portare la stella giudaica, che non possono frequentare i locali pubblici, che non possono prendere il tram. Anna ha un’intelligenza penetrante e precoce, un occhio critico a cui non sfugge nulla (nemmeno se stessa), ha il dono dell’ironia e la facoltà di raccontare le cose nella loro sostanza. È una ragazza che ama molto leggere e sognare e che sa scrivere in modo straordinariamente efficace.

Nel libro ci sono parecchi termini particolari tra i quali mi hanno colpito i seguenti:

Het achtrhuis: ovvero il retrocasa (titolo originale). E’ il luogo dove si svolge la storia.

Chanka: solennità religiosa ebraica, che si festeggia tra novembre e dicembre.

Santa Klaus: San Nicola, 6 dicembre, rappresenta il nostro Babbo Natale.

Parecchie sono anche le citazioni della "colta" Anna. Ad esempio:

-der mann hat enen grossen geis und ist so klein von taten: frase con cui si conclude la pagina del 17 novembre ’43 il cui significato è «grande è lo spirito dell’uomo – e meschine sono le sue azioni.»

-Himmelhoch jauchend und zum tade betrubt: alla pagina del 24 dicembre ’43, che significa «gioia celeste e tristezza mortale» ed è un verso di Goethe che Anna usa per descrivere l’umore variabile del gruppo in quei giorni.

-«La carta è più paziente degli uomini » : è l’autocitazione con cui inizia il diario e che ne costituisce la motivazione profonda.

 

 

Una pagina esemplare:

Il diario di Anna Frank fa parte della memorialistica sulla guerra.

Anna scrive, il 15 luglio 1944:

« "la gioventù in, in fondo è più solitaria della vecchiaia." Questa massima che, ho letto in qualche libro mi è rimasta in mente e l’ho trovata vera; è vero che qui gli adulti trovano maggiori difficoltà che i giovani? No, non è affatto vero. Gli anziani hanno un’opinione su tutto, e nella vita nono esitano più prima di agire. A noi giovani costa doppia fatica mantenere le nostre opinioni in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, in cui gli uomini si mostrano dal loro lato peggiore, in cui si dubita della verità, della giustizia e di Dio. Chi ancora afferma che qui nell’alloggio segreto gli adulti hanno una vita più difficile, non si rende certamente conto della gravità e del numero di problemi che ci assillano, problemi per i quali forse noi siamo troppo giovani, ma ci incalzano di continuo sino a che, dopo lungo tempo, noi crediamo di aver trovato una soluzione; ma è una soluzione che non sembra capace di resistere ai fatti, che la annullano. Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà. È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte il rombo l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui forse saranno ancora attuabili.»

Anna Frank, op. cit. , 15 luglio 1944, pp 268-268.

 

 

Così scrive Anna, pochi giorni prima che i tedeschi irrompano nell’alloggio segreto, dopo due anni di "semi-prigionia" , dal 9 luglio ’42 al 4 agosto ’44. È’ una riflessione che contrappone i giovani agli adulti e mette in evidenza la maturità raggiunta dalla quindicenne Anna, consapevole in quanto sia terribile, per chi è ancora in formazione vivere in un tempo in cui ogni idealismo è annientato e distrutto, dover rinunciare agli ideali e ai sogni proprio nell’età in cui cominciano a delinearsi.

Nonostante il temperamento di Anna sia incline alla speranza (lei infatti è convinta che torneranno l’ordine, la pace e la serenità), penso che, nel corso degli otto mesi che ha trascorso a Bergen Belsen, prima della morte, penosamente abbia ricordato i momenti vissuti nell’alloggio segreto, Peter, i compleanni, i libri, gli amici che fino all’ultimo hanno rischiato la vita per salvarli, che abbia vissuto innumerevoli volte quei due anni che le hanno permesso di scrivere il diario.

Questo è molto triste e io ho letto il libro tenendo sempre presente la sua tragica conclusione, che diffonde un velo di malinconia sui singoli momenti raccontati, anche quelli più sereni o addirittura felici, come il compleanno rallegrato dalla poesia scritta per lei dal papà o la tenera storia d’amore con Peter.

Scheda a cura di Cotugno Pasquale

5 E Telecomunicazioni

Anno scolastico 1998/99

I.T.I.S. GB. Pininfarina

 

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