Storie di immigrazione
A. Attività preliminare.
1) Immagina di essere un
emigrato: quali sono per te i tre aspetti più difficili?
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2) Quali sono i tre aspetti migliori
dell’essere un emigrato?
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3) Ti piacerebbe vivere in un
altro paese? Quale? Per quanto tempo?
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4) Che cosa ti mancherebbe (miss)
di più del tuo paese?
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5) Se dovessi emigrare, quali
sono le tre cose più importanti che prenderesti con te?
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B. Vocabolario
arachide (noun, f. s.) |
peanut |
arrivavano alle mani (idiom) |
To have a
fist fight |
sbarcati (verb, sbarcare) |
disembark |
cavolo (noun, m. s.) |
cabbage |
citofono (noun, m. s.) |
intercom |
clandestini (noun, m. pl.) |
clandestine |
combinano (verb, combinare) |
to be up
to |
contratto (noun, m. s.) |
lease |
dappertutto (adv.) |
everywhere |
fare uno strappo (verb, idiom.) |
to make
an exception |
spacciatori (noun, m. pl.) |
drug
dealers |
schermo (noun, m. s.) |
screen |
grugnito (noun, m. s.) |
grunt |
dapprima (adv.) |
at first |
guadagnarci il pane (verb, guadagnare, idiom.) |
to earn a
living |
impaccio (noun, m. s.) |
difficulty, shyness |
manciata (noun, f. s.) |
handful |
Naviglio (noun) |
Name of a canal in Milan |
non abbiamo niente a che fare (idiom) |
don’t
have anything to do with |
periferia (noun, f. s.) |
suburbs |
rendersene conto (verb) |
to notice |
litigavano (verb, litigare) |
to fight,
to argue |
sfuggiva (verb, sfuggire) |
to escape |
si è accorta (verb, accorgersi) |
to notice |
smena (verb, idiom.) |
to lose |
sognatore (noun, m. s.) |
dreamer |
spacciare (verb) |
to deal
in drugs |
sporcano (verb, sporcare) |
to soil |
squallida (adj., f. s.) |
sleazy,
drab |
strillò (verb, strillare) |
to scream |
svestì (verb, svestirsi) |
to
undress |
ti sei bevuto la testa (idiom) |
to go
crazy |
vergognandosi (verb, vergognarsi) |
to be
ashamed |
C. Attività con il vocabolario.
Scrivi 5 frasi, e usa almeno una parola nuova dal vocabolario in ogni
frase.
1)
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2) _____________________________________________________________________
3)
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4)
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5)
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D. Lettura
Adattato da: http://www.el-ghibli.provincia.bologna.it/id_1-issue_02_10-section_1-index_pos_6.html
Modou aveva fatto una lunga e
veloce passeggiata lungo il Naviglio; egli era vestito come un cavolo,
canottiera, camicia e maglietta di lana, un giubbotto. Sentiva ugualmente
freddo e il suo raffreddamento peggiorava continuamente. [...] Per lui arrivare
a casa era la più grande soddisfazione perché sfuggiva dal freddo
intenso che non voleva vedere, ma che sentiva. Era un grande sognatore
Modou che immaginava di poter sposare la figlia di Clinton. In questo modo
credeva di poter realizzare se stesso.
Entrò a casa sua e sentì un caldo che lo fece sospirare. Si svestì,
accese la televisione, si sedette sul divano-letto. [...] Strillò il
telefono.
- Pronto!
- Sono Belal.
- Ciao, come stai! – rispose Modou
- Hai la pace!
- Solo la pace, grazie a Dio.
- Senti Modou. Ho un problema. C’è un ragazzo che è appena arrivato dal Senegal
e non so dove metterlo. Ormai in casa siamo in 10. Puoi darmi una mano,
ospitandolo a casa tua?
- Non dovrei prendere nessuno in casa, la padrona di casa non vuole e mi ha
messo sotto il naso, quando ho affittato la casa, l’articolo del contratto
che proibisce di ospitare altra gente oltre quelli indicati dal contratto
stesso. Tuttavia, posso fare uno strappo, e accoglierlo per qualche
tempo. Ormai sì, la padrona di casa si è già accorta che siamo brava
gente e che non abbiamo niente a che fare con gli spacciatori.
[...] Modou riattaccò la cornetta dopo aver salutato Belal, mentre delle chiavi
giravano nella toppa della porta. Era Uouzin che arrivando disse:
- Ciao ragazzi, che stanchezza. Si lavora molto e si guadagna poco. Voglio
riposare.
- Non siamo venuti qua in Italia per riposare, siamo stati mandati per lavorare
– dice Modou.
Uouzin, un giovane alto e ben fatto, quasi come un modello, viveva invece il
mondo della televisione. Per lui lo schermo era la sola verità
esistente. Tutto quello che passa questo mezzo era creduto come totalmente
vero.
- Che cosa stai dicendo? – risponde Uoizin – il corpo ha bisogno di riposare,
di vivere. Oggi ho lavorato troppo, 10 ore di fila. [...]… Ma dov’è ‘Mbare?
- Sta dormendo – risponde Modou.
- E’ ora di svegliarlo, è il suo turno.
‘Mbare, che fino a quel momento era rimasto sotto le coperte e sembrava dormire
profondamente, aprì dapprima gli occhi e poi dopo essersi stirato ben bene, si
alzò.
- Yeewu nga (ti sei svegliato) – disse Modou.
‘Mbare, si diresse nel bagno senza dire nulla. Si lavò faccia e bocca, poi
uscì, salutò i presenti e andò in cucina per prepararsi la cena. Egli era
sempre in conflitto con gli amici perché non riusciva ad accettare la loro vita
falsa o sognante.
Uouzin, ’Mbare e Modou abitavano da tempo a Milano in una casa di periferia,
piccola ma non squallida, anzi moderna. Vivevano l’emarginazione
rispetto al reale senza rendersene conto.
Per loro la vita era il letto, la cucina, il bagno, la televisione e infine il
lavoro. La casa dove abitavano era il loro mondo. Essi parlavano di ciò che
raccontava la televisione con il telefono; guardavano le cassette che venivano
dal paese d’origine. Spesso litigavano perché non erano d’accordo fra
loro. Non arrivavano mai alle mani.
Uouzin approfittò subito del fatto che nessuno in casa dormisse per alzare il
volume del televisore. Era l’ora del telegiornale. L’annunciatrice stava
leggendo i titoli: Il proprietario di un bar tabacchi è stato ucciso;
dall’accento sembrava uno straniero, forse un albanese; a Lampedusa sono sbarcati
ancora clandestini; [...] - Hai sentito che cosa combinano questi
albanesi e questi magrebini? Sporcano la pelle degli stranieri. Bisogna
fermarli. Non devono neanche arrivare in Italia. – dice Uouzin.
- No, Uouzin, stanno giocando contro di noi, non vedi come stanno allarmando la
gente. Chi ha detto che chi ha ucciso il tabaccaio è un albanese! Lo vogliono
far credere – rispose Modou.
- L’ha detto la televisione, che dice sempre le cose come stanno. – ribattè
Uouzin.
- Tu credi troppo alla televisione. Invece le notizie che si dicono sono
costruite apposta per creare un clima di diffidenza.
- Ma ti sei bevuto la testa? Tu non guardi in giro. Guarda cosa stanno
facendo gli albanesi. Sono dappertutto a rubare e a dare fastidio. E poi
i marocchini che continuano a spacciare. Vai in qualsiasi giardino, non
vedi altro che nordafricani a spacciare droga. E’ questa la realtà! Chi ci
smena siamo noi onesti stranieri che tentiamo di guadagnarci il pane
onestamente.
- Non è detto che tutti i nordafricani siano tutti spacciatori. In ciascuno di
noi c’è il buono e il cattivo. In ciascun popolo ci sono coloro che vivono
onestamente e coloro che invece fanno delle azioni contro la legge. Poi è
proprio vero che tutti i nordafricani che sono nei giardini spacciano. Qualcuno
lo farà anche, ma ce ne sono moltissimi che sono invece solo a godersi il
fresco e la calma degli alberi. – soggiunse Modou. – Una patata cattiva può
distruggere un sacco di patate, come anche un’arachide marcia distrugge
un sacco di arachidi. Tu immigrato, che hai una casa dove andare dopo aver
lavorato, sei fortunato e ti è facile fare il ‘bravo’. Ma tu ricordi sei anni
fa quando eravamo appena arrivati? Dormivamo in macchina, e ci nascondevamo
quando arrivavano i vigili. Tu dicevi che erano cattivi perché non ci
lasciavano lavorare. E i giornali! Come ci trattavano. Ci trattavano male. Poi
si ringraziava chi ci aiutava, chi ci dava informazioni, chi ci dava un
sostegno. Oggi siamo diventati i bravi, perché abbiamo la casa, perché abbiamo
il permesso di soggiorno. Noi esistiamo perché lavoriamo.
- Però quando noi dormivamo in macchina e si faceva una fatica enorme a
comprare anche una manciata di riso non ci siamo neppure sognati di
andare a spacciare. – ribatté Uouzin.
- Ti ripeto che sono pochi coloro che spacciano. Inoltre come puoi giudicare le
condizioni degli altri? Chi ti dice che anche tu se per giorni e giorni non
avessi potuto mangiare non ti saresti gettato nelle braccia di coloro che
sfruttano gli stranieri per far soldi con la droga? – insiste Modou - Ragiona,
certamente nessuno è d’accordo con coloro che spacciano, ma dobbiamo lavorare
perché questo non accada. Quest’inverno è un duro inverno per tutti. Dobbiamo
unire la nostra forza, prendere coscienza e dobbiamo auto organizzarci.
Suonò il citofono con
molta insistenza. Uouzin allora con calore disse:
- Sono sicuro che è uno dei nostri amici.
- Dovrebbe essere Belal, ha telefonato prima – aggiunse Modou.
- Pronto chi è?
- Sono Belal – si sentì con forza alla cornetta del citofono.
- Entra pure – sollecitò Modou.
Poco dopo Belal arrivò sulla
porta che intanto era stata aperta in segno di accoglienza festosa. Era con suo
cugino, che era appena arrivato dal Senegal. Questi strinse la mano a tutti.
Ablaye era un ragazzo giovane, non molto alto e abbastanza robusto, con tratti
decisi e con la testa rasata. Era molto infreddolito con le mani gelide. [...] Uouzin,
vedendo l’impaccio del nuovo venuto ironicamente gli chiese:
- Fa caldo, eh?
Il ragazzo rispose con un grugnito e un bel sorriso.
Uouzin continuò:
- Avevi immaginato un freddo simile?
A malapena il ragazzo dapprima rispose con un no, poi incominciò a sciogliersi
e a soddisfare la curiosità di ciascuno. Egli era riuscito ad avere un visto
nel dicembre precedente e aveva intrapreso l’avventura del viaggio. Dapprima
era stato a Parigi, città per la quale aveva avuto il visto. Poi con un treno
era riuscito ad arrivare a Milano.
Il viaggio era stato abbastanza...
[...]- Ti sei accorto delle ragazze come sono belle? – chiese Uouzin a
Ableye - Fanno vedere tutte le loro gambe.
Ma il ragazzo vergognandosi, quasi non rispose.
‘Mbare, con il giornale in mano esclamò:
- Domani piove, sarà brutto domani.
- Ma quando piove il tempo è bello. Da noi non sta piovendo da tantissimo
tempo. L’acqua è una benedizione. I bambini in Senegal escono sulla strada a
giocare. [...].- Qui in Italia il tempo è bello solo quando c’è il sole. E
tutti allora sono contenti. […] Intanto sulla televisione si vedevano le
immagini che pubblicizzavano l’uscita di un nuovo CD di Michel Jackson.
E. Comprensione
Uozin: __________________________________________________________________
‘Mbare:
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2) Quali sono gli elementi della vita in Italia
dei tre ragazzi senegalesi?
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3) Come vivevano i tre sei anni fa, appena
arrivati in Italia? Come vivono oggi?
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4) Cosa pensa Uozin degli altri stranieri?
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5) Cosa pensa Modou degli altri stranieri?
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6) Per Modou, cosa devono fare gli stranieri?
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7) Di quali aspetti nuovi della vita in Italia
parlano con il giovane Ablaye?
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F. Esercizi
1. Componi la frase con un comparativo.
Es. : Modou è / sognatore / Uozin à Modou è più sognatore di Uozin
1) Modou ha / freddo / caldo
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2) Uozin deve/ lavorare/ dormire
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3) La casa dei tre è / squallida / moderna
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4) Uozin è / ottimista / Modou
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5) I tre ragazzi sono / onesti / altri immigrati
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6) Piove / In Italia / in Senegal
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7) Ai bambini in Senegal piace / stare in casa /
uscire sotto la pioggia
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2. Leggi bene il testo e scrivi tre frasi con un superlativo relativo (A) e
tre con un superlativo assoluto (B):
A) Es.: Modou è il più sognatore di tutti.
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B) Era una giornata freddissima.
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G. Scrittura
Immagina di essere emigrato in Italia da un mese. Scrivi una lettera alla
tua famiglia e racconta le cose nuove – e strane! – che hai visto in Italia.
Parla della tua nuova casa, del tuo nuovo lavoro e dei tuoi amici.
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H. Attività orale
In coppia. Lo studente A è vuole emigrare in Italia, e lo studente B è un
italiano pronto a dare consigli (advices). Preparate un dialogo in cui
lo studente A fa domande allo studente B sulla vita in Italia per prepararsi al
suo viaggio. Presentate poi il dialogo al resto della classe.