Immigrazione negli Stati Uniti dall’Italia Meridionale
di Nicola Colella
Source: http://www.italiamerica.org/immigrazione_.htm
Attività: Leggete attentamente questo testo e:
1. Cercate il significato delle
parole in grassetto. Usate http://www.garzantilinguistica.it/;
2. Rispondete alle domande di
comprensione per ogni sezione;
3. Sottolineate i verbi al
congiuntivo e spiegatene l’uso.
Riuscite ad immaginare che cosa significhi
dire addio alla propria famiglia, alla propria casa e agli amici?
Partire per un paese straniero, senza conoscerne la lingua, e con
pochissimi soldi, in pratica nessuno? Chi sarebbe disposto a fare una
cosa del genere? Perché mai qualcuno dovrebbe fare qualcosa di così drastico?
Quella che segue
non è una “bella storia.” È comunque una STORIA VERA, che finisce bene, e che
deve essere raccontata, e raccontata in continuazione perché le generazioni
future non dimentichino. E’ la storia dell’emigrazione delle nostre famiglie in
America…perché vennero e cosa significò per loro vivere là.
Andare in America
La maggior parte
degli immigrati non partì mai col progetto di stabilirsi definitivamente
in America. C’è addirittura un'espressione coniata (= creata) appositamente
per gli italiani: ”Uccelli di passaggio” in quanto il loro intento
era di venire come lavoratori migranti. Nonostante il 75% degli
immigrati italiani fossero agricoltori in Italia, non aspiravano ad esserlo
negli Stati Uniti (in quanto questo implicava (= significava) una permanenza
che non era nei loro piani). Al contrario, si diressero verso le città dove
c’era richiesta di lavoratori e dove le paghe erano relativamente
alte. Molti uomini lasciarono a casa mogli e bambini, perché convinti di
ritornare (e molti, moltissimi lo fecero). In ogni caso, per molti immigrati
italiani l’emigrazione non fu mai da intendere come un ripudio
dell’Italia. In effetti, essa rappresentò una difesa dello stile di vita
italiano, in quanto i soldi spediti a casa aiutavano al mantenimento
della struttura tradizionale. Piuttosto che una sistemazione permanente,
cercavano in città la possibilità di lavorare per un salario
(relativamente) alto, così da risparmiare abbastanza da poter tornare in
Italia a condurre una vita migliore. Fatto certamente lodevole,
anche considerate le difficili condizioni di vita dell’Italia meridionale
in quei tempi. Queste condizioni furono il risultato di molti fattori diversi.
La Storia
La maggior parte dell'immigrazione italiana venne dall'antico Stato
indipendente e sovrano del Regno delle Due Sicilie. Il Regno delle Due Sicilie
fu invaso nel 1860 ed occupato militarmente, senza
dichiarazione di guerra, dal regno piemontese dei Savoia (Regno di Sardegna).
Seguirono dieci anni di guerra civile sanguinaria, durante la
quale furono assassinati circa un milione tra Napoletani e Siciliani.
Tutto il patrimonio monetario fu rapinato dalle casse
dello Stato delle Due Sicilie e perfino i macchinari delle fabbriche napoletane
furono portati al Nord dove in seguito sorsero (= nacquero) le industrie
del Piemonte, della Lombardia e della Liguria (il cosiddetto "triangolo
industriale"). A questo si aggiunse poi la depressione economica
causata dalle politiche colonizzatrici dell'Italia "unita."
Per molti Napoletani e Siciliani l'unica via di salvezza fu
l'emigrazione.
(Il paragrafo
suddetto e la cartina dell'Italia del sud per gentile concessione
dell' Associazione Culturale Due Sicilie)
Sebbene i problemi dell’Italia meridionale possano essere attribuiti al suo
sfruttamento da parte della sua stessa gente, non credo che sia corretto
(e storicamente provato) addossare (= dare) unicamente alla popolazione settentrionale
l’intera responsabilità per tali sofferenze. Infatti, per secoli, tutta
la penisola italiana fu divisa in stati feudali, e spesso le potenze
straniere avevano il controllo sopra uno o molti di questi stati. In una
tale situazione caotica, il sistema feudale regolava il sistema economico. In
particolare, il sistema feudale permetteva che la proprietà terriera,
tradizionalmente ereditaria, determinasse il potere politico e lo status
sociale di ogni individuo. In questo modo, le classi povere non ebbero
praticamente alcuna possibilità di migliorare la propria condizione. Ma, senza
dubbio, il popolo del Sud dovette sopportare un maggior numero di difficoltà
rispetto a quello del Nord. Il governo Italiano era dominato dai rappresentanti
del Nord, e il Sud era gravato da alte tasse e tariffe protezionistiche
sui prodotti industriali settentrionali. Inoltre, molti dei problemi
dell’Italia meridionale possono essere attribuiti alla mancanza di carbone
e minerale di ferro, indispensabili all’industria, all’estrema scarsità
di terra coltivabile, all’erosione del suolo e alla
sovrappopolazione. Al Nord, invece, un
alto tasso d’industrializzazione comportò meno povertà e difficoltà in
campo agricolo. Come se non bastasse, diversi disastri naturali
sconquassarono (= colpirono) l’Italia meridionale all’inizio del 20°
secolo: il Vesuvio eruttò (v. eruttare) seppellendo (v. seppellire)
un’intera città vicino a Napoli e si ebbero l’eruzione dell’Etna, il terremoto
del 1908 e la marea che irruppe nello Stretto di Messina uccidendo più di
100.000 persone nella sola città di Messina.
La Vita in un Nuovo Mondo
E così…giungemmo
(v. noi- giungere) in America, a centinaia su centinaia di migliaia,
fino a quando non fummo più di quattro milioni.
Affrontammo (v. noi- affrontare) la povertà, la discriminazione
e l’isolamento dovuti al fatto di essere in una terra straniera. La
maggior parte degli immigrati era molto giovane quando venne in questo paese.
Scoprirono che non solo le strade non erano lastricate d’oro, ma che
erano proprio loro quelli che dovevano lastricare quelle strade. Venimmo in un
luogo che ci trattava da persone inferiori. Venivamo considerati sporchi e
stupidi, perfino “di colore”. Imparammo ad adattarci, ad andare
d'accordo col resto della popolazione , e a nascondere la nostra
nazionalità straniera; ma, non smettemmo (v. noi- smettere) mai
di essere orgogliosi di ciò che eravamo e del luogo da dove venivamo. La
struttura dominante della società tentava di umiliarci, ma noi continuammo a
testa alta. Imparammo una seconda lingua, trovammo un lavoro, ci riunimmo in
associazioni e comprammo case nostre. Imparammo a farcela nonostante il pregiudizio.
Ci sostenemmo (v. noi sostenersi) a vicenda e facemmo addirittura
in modo di conservare il nostro stile di vita in Italia mandando a casa grandi
quantità di denaro. Negli Stati Uniti, gli Italiani si mobilitarono per preservare
la loro cultura. Nei quartieri Italiani fiorirono molti negozi ed attività gestite
da italiani. Gli italiani si abituarono a comprare da altri italiani.
Mantenemmo il nostro denaro entro la comunità e prosperammo. Mi ricordo che mio
padre non avrebbe mai comprato da un “medigan” (americano) se avesse potuto
farlo da un italiano. Nelle maggiori città vennero pubblicati giornali
Italo-Americani, si formarono società di fratellanza e di aiuto agli
immigranti – ad esempio i Figli d’Italia ecc..-. Tutto questo favorì ampiamente
il costante sbarco d’immigrati che, oltre alla forte concezione italiana
del lavoro, portarono balli, musica, e cibo! Oggigiorno, infatti, gli alimenti
italiani stanno alla base della dieta americana.
Little Italy New York City Circa 1905
1. Domande di comprensione sulla lettura
Rispondete in modo elaborato alle seguenti domande:
Da Immigrazione dall’Italia Meridionale:
1. Riuscite ad
immaginare che cosa significhi dire addio alla propria famiglia, alla propria
casa e agli amici? Partire per un paese straniero, senza conoscerne la lingua,
e con pochissimi soldi, in pratica nessuno? Chi sarebbe disposto a fare una
cosa del genere? Perché mai qualcuno dovrebbe fare qualcosa di così drastico?
Da Andare in America:
Da La Storia:
Da La Vita in un Nuovo Mondo:
Video: Guarda questo video e completa l’attività di
comprensione:
http://learn-italian.blogspot.com/2008/02/immigrati-italiani-in-america.html