L'ITALIANO? NO GRAZIE, IO PARLO DIALETTO
Nel 54,5% delle nostre famiglie lo si
pratica ogni giorno
ROMA - Italia
2007, una Babele di dialetti. Se è vero che l'uso della lingua italiana
cresce progressivamente, è anche vero che più della metà dei residenti nelle
venti regioni italiane fra le mura domestiche preferisce le espressioni locali,
la lingua dei padri e dei nonni. È quanto emerge da una indagine Istat su
«Cittadini e tempo libero» che ha considerato un campione di 24 mila famiglie
per un totale di circa 54 mila persone.
Chi parla dialetto? Le persone che parlano prevalentemente italiano in famiglia rappresentano
nel 2006 meno della metà, il 45,5% della popolazione di sei anni e più
(25.051.000). La quota aumenta nelle relazioni con gli amici (48,9%) e in
maniera più consistente nei rapporti con gli estranei (72,8%). È significativo l'uso misto di italiano e dialetto: in
famiglia parla sia italiano sia dialetto il 32,5% delle persone di 6 anni e
più, con gli amici il 32,8% e con gli estranei il 19%. Interessante notare che
ricorre ad un'altra lingua per
esprimersi in famiglia il 5,1% della popolazione (un fattore dovuto all'aumento
dell'immigrazione), il 3,9% la usa con gli amici e l'1,5% con gli estranei,
tutte percentuali in costante aumento. L'uso del dialetto cresce all'aumentare
dell'età (oltre il 32% degli ultrasessantacinquenni lo parla in famiglia)
mentre è influenzato dal genere: le donne sono più propense ad esprimersi
prevalentemente in italiano sia in famiglia che soprattutto con gli amici
(51,6% contro il 46% degli uomini), con un divario che è maggiore tra i giovani
e finisce per annullarsi tra gli anziani. La scelta del linguaggio è ovviamente
influenzata dal livello di istruzione. L'uso prevalente del dialetto in
famiglia e con gli amici riguarda soprattutto coloro che hanno un titolo di
studio basso, anche a parità di età.
Dove si parla dialetto? Nel Meridione (ad eccezione della Sardegna) più
del 70% degli individui utilizza il dialetto in famiglia, anche se non in modo
esclusivo. Al Centro solo nelle Marche e in Umbria si registra un uso del
dialetto in famiglia superiore alla media nazionale (rispettivamente 56,1%
nelle Marche e 52,6% in Umbria). Al Nord il Veneto e la provincia di Trento
sono le uniche zone dove è prevalente l'uso, seppure non esclusivo, del dialetto
in famiglia (69,9% in Veneto e 64,1% nella provincia di Trento).
Quanto alla
ripartizione geografica l'uso prevalente o esclusivo dell'italiano è più
diffuso al Centro e nel Nord-ovest. Le regioni in cui è maggiore la quota di
persone che parlano prevalentemente italiano sono la Toscana (83,9%), la
Liguria (68,5%) e il Lazio (60,7%), mentre quelle dove è minore sono la
Calabria (20,4%), il Veneto (23,6%) e la Campania (25,5%).
I. Comprensione
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IL DIALETTO MILANESE
Il dialetto a Milano e dintorni è solo la lingua di chi lavora, di chi è
sottomesso, e non come altrove la lingua di tutti gli abitanti di una
zona. Il dialetto milanese pur avendo ovviamente fondamenta latine,
risente degli influssi di quanti hanno governato, imponendo de facto, se non
formalmente, i loro usi e il loro linguaggio. Abbiamo quindi parole di
chiara origine gallica, gotica, longobarda, francese, spagnola, austriaca oltre
ad altre che sembrano nate spontaneamente non riuscendo a scoprirvi radici
straniere.
II. Comprensione
Rispondi e motiva
le tue risposte.
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III. Lettura e Analisi.
Leggi questa filastrocca in milanese e confrontala con la versione italiana.
La Cardensa La saggezza paesana riconosce
l'importanza della fortuna
Sensa vurèe la lüna |
Senza volere la luna (l'impossibile) |
III. Prova a tradurre i seguenti vocaboli dal milanese
all’italiano:
MILANESE ITALIANO
vurèe |
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cardensa |
|
pussee |
|
got |
|
sapiensa |
|
IL DIALETTO BOLOGNESE
Il dialetto scritto non è mai esistito:
vero che molti hanno tentato di scriverlo, ma nessuno ha mai stabilito
"come" lo si debba scrivere e quali siano le corrette grammatica,
morfologia, sintassi e quant'altro. Il nostro, come tutti gli altri dialetti, è
infatti lingua esclusivamente parlata e di conseguenza ognuno l'ha sempre
parlato come voleva e come poteva! Certo che fino a 60-80 anni fa, quando i
"forestieri" erano ancora relativamente pochi e quasi tutti parlavano
preferibilmente dialetto, ne esisteva una forma abbastanza condivisa, la quale
addirittura presentava varianti da zona a zona della città, oltre che dipendere
dalla cultura, dalla fantasia, dalla dialettica e dalla memoria dei parlanti,ma
era e restava una lingua solo parlata e non scritta,se non eccezionalmente. "Io capisco il bolognese, ma non lo so
scrivere e faccio fatica a leggerlo": quante volte avrete sentito
questa frase? Sfido io, e chi ha mai stabilito "come" si dovrebbe
scrivere? E chi ci ha mai insegnato a leggerlo?
Tratto da Paolo
Canè: http://ilbolognese.blogspot.com/search/label/Dialetto
IV. Comprensione
1.Perchè è difficile scrivere in dialetto?
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2.Qual è il problema delle giovani
generazioni rispetto al dialetto?
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IV. Per ascoltare la canzone in bolognese intitolata "Al Pånt dla Biånnda
Sottolinea le parole che riusciresti a riconoscere.
Al Pånt dla Biånnda
T arcôrdet cla sîra Mariénna,
al vänt ch’al żughèva stra l cân,
t avèv par cusén la stanlénna
e indôs al lusåur di vént ân.
T arcôrdet la lónna che blazza,
l udåur ch’vgnèva só dal canèl,
in st mänter ch’a t dsfèva la trazza
in zîl i tarmèven äl strèl.
In cla nôt i ranûc’ i parèven cantèr
e a cantèva felîz anca mé.
Pr una vôlta Mariénna am piasrêv ed turnèr
là żå al Pånt dla Biånnda con té.
Quanta ed cl’âcua Mariénna l’é
andè vêrs al mèr,
quant ed chi ân i én pasè da chi dé.
Ogni nòt a m insónni Mariénna ed turnèr
là żå al Pånt dla Biånnda con té.
A sån arturnè in cla cavdâgna
che adès l’é tajè da una strè,
an i é pió l udåur dl’êrba spâgna
e al pånt l é oramâi mèż crulè.
T arcôrdet cla sîra Mariénna,
al vänt ch’al żughèva stra l cân,
t avèv par cusén la stanlénna
e indòs al lusåur di vént ân.
Il ponte della Bionda
Ricordi quella sera, Maria,
il vento giocava tra le canne,
avevi per cuscino la sottana
e indosso lo splendore dei vent’anni.
Ricordi quella luna che bellezza,
quell’odore che saliva dal canale,
mentre ti scioglievo la treccia
in cielo tremavano le stelle.
I ranocchi quella notte parevano cantare e cantavo felice anch’io.
Per una volta, Maria, vorrei ritornare
laggiù al Ponte della Bionda con te.
Quant’acqua, Maria, è andata
verso il mare,
quanti anni son passati da quei giorni.
Ogni notte sogno, Maria, di tornare
laggiù al Ponte della Bionda con te.
Sono ritornato su quel
sentiero
che adesso è tagliato da una strada,
non c’è più l’odor di erba spagna
e il ponte è ormai mezzo crollato.
Ricordi quella sera, Maria,
il vento che giocava tra le canne,
avevi per cuscino la sottana
e indosso lo splendore dei vent’anni.
IL DIALETTO SICILIANO
http://www.csssstrinakria.org/poeti.htm
BELLA
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VII. Ora gurada questo video. Fiorello imita 6
dialetti diversi. Sai riconoscerli?
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