Lingua e dialetti in Italia

 

 

A. Attività preliminare:

1) Quante lingue conosci? ______________________________________________

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2) Qual è la lingua più bella, per te? E quella che ti sembra più difficile?

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3) Sai qual è la differenza tra una lingua e un dialetto?

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4) Pensi che in Italia ci siano molti o pochi dialetti?

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B. Vocabolario

 

accade (verb, accadere)

 to happen

altrettanto (adv.)

 as much

apprendere (verb)

 to learn

ciascuno (pron)

 each, every

confine (noun, m. s.)

 border

è avvenuta (verb, avvenire)

 to happen

lutto (noun, m. s.)

 mourning

matrice (noun, f. s.)

 matrix

mescolandosi (verb, mescolarsi)

 to mix

pari grado

 to the same degree

prendere atto

 take cognizance of

pur[e] (adv.)

 also

radici (noun, f. pl.)

 roots

sia ... sia (conj.)

 ...as well as...

somiglianza (noun, f. s.)

 resemblance

sottoprodotti (noun, m. pl.)

 by-products

succede (verb, succedere)

 to follow

 

 

 

 

 

 

 

 

 

C. Attività con il vocabolario: Aggiungi altre parole che non conosci nello spazio sopra, e trova la loro definizione.

D. Lettura

Dall'intervista di Luciano Simonelli al professore di glottologia Tristano Bolelli, docente dell'Università di Pisa, pubblicata in tre puntate nei mesi di ottobre/novembre 1983 su "Domenica del Corriere".

L'Italia è il Paese che ha il maggior numero di dialetti in rapporto con la sua superficie. Questa molteplicità è una conseguenza della grande varietà della sua storia, dei suoi costumi. Insomma, i dialetti sono un pò come è l'arte in Italia, così diversa, così stratificata.

I dialetti non sono dei sottoprodotti della lingua italiana. Hanno le loro radici che sono altrettanto nobili. Per un linguista parlare di lingua o di dialetti è la stessa cosa. Fra lingua e dialetto non esistono sostanziali differenze: una lingua non è altro che un dialetto che ha la prevalenza sugli altri, riconosciuto come mezzo di comunicazione da comunità che hanno dialetti diversi.

Sia la lingua italiana sia i dialetti parlati in Italia sono pari grado perché derivano dalla stessa matrice latina. Che poi i vari dialetti abbiano avuto vicende storiche diverse, che alcuni, pur rispettabilissimi, non abbiano prodotto documenti letterari limitandosi ad essere mezzo di comunicazione fra gli abitanti di una certa zona non si può negare. Alcuni dialetti sono andati più in alto di altri. Come è stato, per esempio, il caso del siciliano, che nel Duecento ha prodotto una grande scuola poetica, la prima in Italia. Quella toscana, del Dolce Stil Novo, è venuta dopo.

La fortuna del toscano si basa sul consenso avuto da scrittori come Dante, Petrarca, Boccaccio. E ad un certo momento, appunto per ragioni culturali, letterarie, è accaduto che autori del Nord come del Sud abbiano cominciato a scrivere in toscano, come Boiardo che era emiliano o come Sannazzaro che era napoletano... è stato un fatto di libera scelta... quando non esisteva ancora un'unità nazionale è avvenuta questa unificazione culturale. Alla fine del Risorgimento, nel 1870, lo Stato non ha fatto altro che prendere atto di quello che già era da tempo il mezzo di comunicazione generale.

La storia dei dialetti italiani comincia nel momento in cui le varie popolazioni dei luoghi occupati dai romani hanno accettato di apprendere il latino. Infatti, questa comune base latina, mescolandosi con le lingue precedentemente parlate, produce nel tempo la formazione di altre lingue, che hanno poi avuto una diversa evoluzione. E accade oggi di notare che gli abitanti di zone rimaste a lungo isolate parlino un dialetto che ha una maggiore somiglianza con il latino. Ad esempio, la Sardegna è rimasta davvero un'isola e ha conservato nel tempo un tipo linguistico più vicino al latino di altri.

Negli altri dialetti ci sono elementi comuni alla lingua latina; di vocabolario, innanzitutto. Prendiamo, per esempio, come si dice vedova e vedovo in certe zone dell'Italia Meridionale. Li chiamano ‘cattiva’ e ‘cattivo’: si tratta di una derivazione dal latino captivus, che vuol dire prigioniero. Ciò pensando al fatto che, le donne in particolare, per il lutto restavano a lungo segregate in casa, come prigioniere appunto. Poi, altri segni della parentela dei dialetti con il latino li si trova nella morfologia e nella sintassi.

Restano fuori dalla matrice latina i dialetti tedeschi dell'Alto Adige, della Valle d'Aosta orientale intorno al Monte Rosa, di tredici Comuni veronesi e di sette vicentini, i dialetti albanesi che si trovano nel Molise, nelle province di Foggia, Taranto, Potenza, Cosenza, Catanzaro e in Sicilia (a Piana dei Greci e a San Michele di Ganzaria)... quelli di tipo sloveno e serbo-croato, che si ritrovano anche nell'Italia Centro - Meridionale... mentre restano un caso a sé i dialetti ladini e le parlate sarde. Fra queste ultime, particolarmente importanti sono il gruppo logudorese, che conserva il sardo più arcaico, i dialetti campidanesi e i dialletti galluresi, che si avvicinano di più al toscano... ancora, il catalano di Alghero...

Se tracciamo una linea ideale che va dalla città di La Spezia fino alla città di Rimini, questo è il confine che divide in due grandi gruppi i dialetti italiani, quelli settentrionali da quelli centro-meridionale e toscani. I primi, vengono chiamati anche gallo-italici, perché le zone erano abitate dai Galli prima della conquista romana. Solo il Veneto ha, per così dire, un dialetto gallo-italico che se ne sta per conto suo. Sono, comunque, più vari dei dialetti dell'Italia Centro - Meridionale.

In conclusione, ogni dialetto ha le sue caratteristiche. I vari dialetti non costituiscono un'unica linea retta ma sono come tanti segmenti, ciascuno dei quali succede all'altro. Facciamo un esempio. Quando in Emilia diciamo che la a accentata diventa e per cui si dice peder invece di pader, meder invece di mader, questa è una costante che rileviamo fin dove arriva. Poi, a un certo punto vediamo che non c'è più, entriamo in un'altra zona con altre caratteristiche. Ecco, è finito un segmento dialettale e ne comincia un altro.

E. Comprensione:

  1. Perché ci sono tanti dialetti in Italia?

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  1. Secondo Simonelli, che cos’è una lingua? E un dialetto?

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  1. Quali sono i due grandi dialetti letterari?

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  1. Quale lingua diventò la lingua italiana? Perché?

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  1. Dove si parla il dialetto più simile al latino?

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  1. Quali dialetti non hanno l’influenza dal latino?

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  1. Dove si trova la linea che divide l’Italia in due grandi gruppi dialettali?

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  1. Perché i dialetti settentrionali sono anche chiamati gallo-italici?

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  1. In quale zona ci sono i dialetti più simili l’uno all’altro?

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10. Come possiamo distinguere i diversi dialetti?

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Una mappa con i diversi dialetti italiani e le zone dove sono usati:

     

 

 

F. Esercizi:

1. Riscrivi le frasi usando il pronome relativo ‘CHE’:

Es: L'Italia è il Paese/ L'Italia ha il maggior numero di dialetti.

à L'Italia è il Paese che ha il maggior numero di dialetti.

 

1) I dialetti sono in Italia / I dialetti sono come l’arte

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2) I dialetti si parlano in Italia / I dialetti non sono dei sottoprodotti

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3) Sia la lingua sia i dialetti derivano dalla stessa matrice latina / noi parliamo lingua e dialetti

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4) Il toscano ha dignità letteraria / il toscano è l’italiano odierno

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5) La Sardegna ha conservato una vicinanza stretta con il latino / la sardegna è un’isola

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6) la linea va da La Spezia a Rimini / la linea è il confine tra i dialetti del nord e del sud

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2. Riscrivi usando il pronome relativo ‘CUI’ preceduto da una preposizione:

 

1) L’Italia è un paese / in Italia si parlano moti dialetti diversi

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2) Il latino è la matrice / dal latino derivano molti dialetti

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3) La Toscana è una regione / In Toscana si parla toscano

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4) Il sardo è un dialetto / nel sardo è vivo ancora chiaramente il latino

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5) Il sardo è rimasto molto simile al latino / La ragione è che la Sardegna è un’isola

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6) Il dialetto la lingua di persone che abitano nella stessa zona / le persone comunicano con il dialetto

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3. Riscrivi le frasi usando il pronome relativo ‘CHI’ (= le persone che; NB: ‘chi’ è singolare!)

1) Le persone che conoscono l’Italia sanno che la sua storia è molto varia.

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2) Le persone che hanno scritto opere letterarie hanno usato il toscano

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3) Gli abitanti di una certa zona parlano nel loro dialetto con le persone che abitano vicino a loro.

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4) Gli abitanti dell’Alto Adige parlano un dialetto tedesco

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5) Le persone che studiano la lingua sanno che non c’è differenza tra lingua e dialetto

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Il film

 

Dal film commedia Acqua e Sapone (1983).

La trama: Rolando, un giovane disoccupato, finge (pretend) di essere padre Michel Spinetti, per ottenere lavoro come tutore di una ragazza. In questa scena, Rolando vuole che sua nonna, che di solito parla in romanesco, si eserciti (train) a rispondere al telefono in italiano. Prima fa una prova con lei, poi il telefono suona veramente...

 

Guarda il primo minuto di questo brano del film:

http://www.youtube.com/watch?v=AH7NNxAh34c

 

Nonna:        Pronto?

Rolando:     Pronto, buon giorno, per favore, vorrei parlare con padre Michael Spinetti...

N:      Mo’ guardo s’è rientrato...

R:      Nonna! No ‘mo’ guardo s’è rientrato”: “adesso guardo se è rientrato”!

N:      Adesso guardo se è rientrato.

R:      Oooh! Nonna, in italiano devi parlare, non in romanesco, sennò non ci credono!

N:      Te posso di’ ‘na cosa in romanesco? Ma nun staremo a fa’ ‘na cazzata (stupid thing)?

R:      Nonna, ma d’altro canto qui se nun m’ invento quarche cosa, se nun me faccio veni’ ‘na fantasia, qui non succede mai niente, non succede...

N:      Ma s’annamo a passa’ un guaio grosso, ma come famo, ma cche famo?

(IL TELEFONO SUONA)

N:      Pronto? Mo’ guardo s’è rientrato!

R:      Come! “Mo’ guardo...”!

N:      Oddio, l’ho detto in romanesco! Aspetta, mo’ gl’io dico in italiano...

R:      Parla educata!

N:      Adesso guardo se è rientrato!

... J

 

Secondo te, perchè Rolando vuole che la nonna parli in italiano?

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Nota le parti in romanesco del testo: riconosci qualche parola? Come sarebbe, in italiano?

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La poesia

 

Da: http://userhome.brooklyn.cuny.edu/bonaffini/DP/index.html

 

Trilussa -- Er porco e er somaro

Una matina un povero Somaro,
ner vede’ un Porco amico annà ar macello,
sbottò in un pianto e disse “Addio, frate:
nun ce vedremo più, nun c'è riparo!”

”Bisogna esse filosofo, bisogna”.
je disse er Porco “via, nun fa' lo scemo
ché forse un giorno se ritroveremo
in quarche mortadella de Bologna!”
Da Le favole, 1922

Il porco e il somaro Una mattina un povero Somaro, / vedendo un Porco amico andare al macello, / sbottò in un pianto e disse “Addio, fratello: / non ci vedremo più, non c'è rimedio!” // Bisogna essere filosofo, bisogna. / gli disse il Porco “via, non fare lo scemo / ché forse un giorno ci ritroveremo / in qualche mortadella di Bologna!”
(Traduzione di Luigi Bonaffini)

The Pig and the Donkey
A poor, lean donkey stood and watched his friend, / the pig, hauled to the  slaughterhouse. /  "Dear brother!"The donkey brayed, / "farewell, farewell It's over. We'll never meet again. This is the end!" / The pig replied, "Now, don't act like an ass
Be philosophical:/ life is a passage. For all we know it may yet come to pass /we'll meet again in some bologna sausage."

(Translated by John Du Val)

 

Esercizio:

1. Trova le parole simili tra dialetto e italiano

 

Dialetto romanesco                                     Italiano

                            

Matina                                                        mattina

Ner                                                              Nel

Vede’                                                           vedere

                                                               

 

 

2. Adesso vai a questo sito di poesia dialettale italiana:

http://userhome.brooklyn.cuny.edu/bonaffini/DP/index.html

Scegli un autore/autrice e una sua poesia. Leggi il testo in dialetto e prova di capire qualche parola, anche con la traduzione in italiano. Poi trova le parole simili in dialetto e italiano, e fai una tabella come sopra.

Prepara una piccolo presentazione per la classe sulla poesia che hai scelto.